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    Mariateresa Chirico
    Curatore Archivio Gabriella Benedini

    Voce Giulia Lucchetta

    www.gabriellabenedini.it
    info.archivio@gabriellabenedini.it

    Gabriella Benedini - Ambiguità

    Pittrice o scultrice? Certamente e indubitabilmente artista, forte, sicura, determinata. La radice ariana ar- del termine arte, significa andare, mettere in moto, muoversi verso qualcosa e l’arte di Gabriella Benedini tende verso qualcosa e mette in moto nell’osservatore riflessioni e interrogativi. La sua è una costante ricerca, che si approfondisce nella reiterazione di forme e temi. Tipica della sua arte è procedere per serie – Goniometri, Pendoli del tempo, Costellazioni -, un voler scandagliare tutte le possibilità, un tentativo di portare fino alle estreme conseguenze una ricerca.

    Per formazione ha iniziato con la pittura, soprattutto acrilici: immagini primigenie, che riportano all’origine del mondo. Ma dai primi anni Ottanta inserisce elementi tridimensionali, incastonati nella superficie. Le sue opere abbandonano la bidimensionalità per trasformarsi in tavole polimateriche, in cui elementi/frammenti di recupero trovano nuovo significato e rimandano a nuove storie e poi sculture pensili fino ad approdare alle grandi sculture, Barche, Vele, Arpe.

    Cremonese di nascita – classe 1932 -, sceglie di stabilirsi a Milano, centro vivace e vitale, agli inizi degli anni Sessanta, dopo un determinante soggiorno a Parigi, dove si svolgono le prime esposizioni. La pittura è un’urgenza, cui perviene dopo un percorso tortuoso, finché approda all’Istituto Paolo Toschi di Parma e a una saltuaria frequentazione dei corsi di Pompeo Borra a Brera. Poi la letteratura, la poesia soprattutto, che alimenta la sua costante ricerca e i viaggi, esperienze ben poco convenzionali per mete e modalità. Attenta a quanto avviene attorno a sé, percorre però sempre un cammino indipendente, senza identificarsi in gruppi e movimenti, che avvicina solo per brevi periodi. Grazie all’amico Bepi Romagnoni entra in contatto con la Galleria Bergamini, che ospita nel 1962 la sua prima personale, cui ne seguono altre negli anni successivi.
    Espone nel 1965 alla
    IX Quadriennale d’Arte di Roma e partecipa a numerosi premi, ricevendo l’ambito riconoscimento del XI Concorso Nazionale di Pittura Premio Ramazzotti nel 1966. Vent’anni più tardi espone alla XLII Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia nella rassegna Arte e Scienza Arte e Alchimia, curata da Arturo Schwarz. Moltissime le rassegne che sono occasione per proporre le sue riflessioni sui temi del tempo, del viaggio, della musica, dell’universo.

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